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Tra poco l'estate se ne andra...
lasciando tra i rami di quell'albero
che fu delle tracce di sole...
di vita.
Se ne và con lei...con lui, insieme al sole, 
al mare e tutto...sarà un ricordo.
Settembre porterà le prime piogge
e qualche lacrima d'innamorati
bagneranno la sabbia e gli occhi di...

Settembre è il 9° mese dell’anno, secondo il calendario gregoriano. Conta 30 giorni e si colloca nella seconda metà di un anno .  Il nome deriva dal latino september, a sua volta da septem, "sette", perché era il settimo mese del calendario romano, che iniziava con il mese di marzo.segna l’ultima fase della stagione estiva  introducendo quella autunnale e con la conseguente ripresa delle normali attività scolastiche e lavorative.
Con i suoi 30 giorni inaugura una fase di cambiamento che risente anche del clima ballerino in cui si alternano giornate miti e giornate piovose.

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In questo mese la natura comincia a palesare i primi segni del lungo sonno invernale, mutando i propri colori... ma ci  sono aspetti di grande vitalità legati soprattutto alla piena maturazione dell’uva, che dà vita alla tradizionale vendemmia e alla raccolta dei funghi.
Nel immaginario collettivo l’arrivo di settembre oltre a coincidere con la fine della pausa estiva  Sotto il profilo astronomico, è il mese dell’equinozio d’autunno: un fenomeno che si verifica il 22 o il 23 settembre e che vede
il Sole in posizione perpendicolare rispetto alla linea dell’equatore, dando in questo modo uguale durata al  giorno e alla notte. Con essa ha inizio la stagione autunnale.

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Ogni mese ha le sue caratteristiche, i particolari…le sue poesie, la sua natura e le sue stravaganze. Settembre è quel mese che da il via alla cancellazione di tutti i colori che la primavera si è inventata. Al contrario di Marzo con la sua intensa vitalità…Settembre regala alla vita quel desiderio di tregua…raccoglimento.
La natura, nei mesi precedenti, ha lavorato con tanto dinamismo…La terra ha dato tante cose…fieni, biade…Il mese di Settembre inizia a coprirla di foglie, velarla di nebbie sottili, affinché s’addormenti e riposi dolcemente.

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Gli alberi cosi verdi, ricchi di foglie, folti e in piena attività. Generosi d’ombre e popolati di nidi…cominciano a ingiallirsi e si spogliano.
Settembre li prepara al riposo e consiglia le rondini e a tanti altri uccelli…di migrare…la dove è già andata la bella stagione con i suoi infiniti colori e sapori.
Anche il cielo ha cambiato il suo umore…aspetto…lasciando vedere la sua malinconia…illuminando ogni cosa con un sole pallido…che comincia ad alzarsi tardi la mattina e ritirarsi presto per far subito sera.
Settembre fa diventare le nostre case più affettuose e calde; la legna e i cuori delle famiglie la scaldano…ci si sente più uniti e ricchi d’amore.

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Detti e frasi comuni del Popolo…nei tempi…


Alla luna settembrina, sette lune se le inchina.
Calzoni di tela e meloni, a Settembre non sono più buoni.
Di Settembre, la notte al dì contende.
Pioggia dolce a san Michele, inverno dolce.
Quando canta la cicala in Settembre, non comprare gran da vendere.
Quando nevica di Settembre, nove lune attende.
Se l'Arcangelo si bagna le ali, pioverà sino a Natale.
Settembre, porta via i ponti o secca le fonti.
Settembre, mese caldo ed asciutto, matura ogni frutto.
A settembre l'uva, la pesca, la pera, la mela, il melone e l'anguria sono ciascuna una goduria.
Chi lavora di settembre, fa bel solco e poco rende.
Di settembre e d'agosto, bevi il vin vecchio e lascia stare il mosto

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Settembre ci ricorda una bellissima lirica di Gabriele D’Annunzio…I Pastori…il tempo di andare via.
Settembre, andiamo. È tempo di migrare.
Ora in terra d'Abruzzi i miei pastori
lascian gli stazzi e vanno verso il mare:
scendono all'Adriatico selvaggio
che verde è come i pascoli dei monti.
Han bevuto profondamente ai fonti
alpestri, che sapor d'acqua natia
rimanga né cuori esuli a conforto,
che lungo illuda la lor sete in via.
Rinnovato hanno verga d'avellano.
E vanno pel tratturo antico al piano,
quasi per un erbal fiume silente,
su le vestigia degli antichi padri.
O voce di colui che primamente
conosce il tremolar della marina!
Ora lungh'esso il litoral cammina

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La greggia. Senza mutamento è l'aria.
Il sole imbionda sì la viva lana
che quasi dalla sabbia non divaria.
Isciacquio, calpestio, dolci romori.
Ah perché non son io cò miei pastori?
                                                                                            Gabriele D'Annunzio
E' settembre, è il tempo di migrare da un luogo ad un altro, il tempo nel quale i pastori abruzzesi lasciano gli  alti pascoli e scendono verso il mare verde come i pascoli lassù sulla montagna.
Hanno molto bevuto alle sorgenti native, affinché il sapore di quell'acqua duri nei loro cuori e li conforti nel  forzato esilio; hanno con se il bastone di nocciolo su cui si appoggiano durante il cammino e con cui guidano le greggi .
Scendono per la via larga come fiume verdeggiante, calcando le orme dei padri e degli avi che hanno sempre percorso le stesse vie. Oh, esultanza di colui che per primo scorge il mare e ne grida l'annuncio ai compagni !
Ora il gregge costeggia il mare. Nulla turba l’aria.
Sotto il sole la lana bionda delle pecore non si differenzia dal biondo colore della sabbia.
Sciacquio d'onde, echi di passi e di canti si fondono in una sola armonia…ed io (il poeta), lontano dalla mia terra, mi rammarico perché non sono in compagnia dei pastori. 

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Contenuto della poesia.


Era settembre ed era il tempo di andare via. Ora nella terra degli Abruzzi i suoi pastori lasciavano i recinti e si dirigevano verso il mare: scendevano nel  mare Adriatico che era tempestoso e che era di color verde come i pascoli che si trovavano nei monti. Avevano bevuto nelle sorgenti dei monti; perché il sapor dell'acqua natale rimanga nei cuori deboli a  confronto, e anche per non fare venire sete ai pastori lungo il cammino.
Rinnovato avevano il bastone di nocciolo.
Camminavano lungo il sentiero antico, che assomigliava ad un silenzioso fiume di erba, sopra le orme dei padri antichi.
In seguito Gabriele D'Annunzio si immagina di sentire la voce di quella persona che per primo vede il mare con la superficie increspata. 
Ora nella spiaggia camminava la greggia.
Non tirava vento e il sole illuminava la lana delle pecore che non si distingueva neanche dalla sabbia.
Poi il poeta si immaginava il rumore provocato dal mare e il calpestio che in questo momento il poeta li considera dei rumori dolci. 

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Alla fine il poeta esprime la sua tristezza domandandosi perché non si trovava nel suo paese con i suoi pastori.
Con questa poesia Gabriele D'Annunzio vuole esprimere la sua tristezza e solitudine perché desiderava
stare nel suo paese ma che purtroppo era stato costretto ad andare via. Questo capire quanto può essere importante per una persona il suo luogo natale per i bellissimi ricordi  che una volta andato via, si lasci dietro le spalle.
La poesia di D'Annunzio vuole suscitare in noi il ricordo di terre lontane a noi care. Care al cuore e lontane dagli  occhi del poeta sono le terre d'Abruzzo e questi versi schiudono ai nostri occhi visioni di tratturi silenziosi, di  pastori migranti, che spingono innanzi greggi dall'Appennino verso il mare, e ci incantano con la musicale  armonia dei versi bellissimi. Il poeta non si trova nella sua terra mentre è Settembre ; in questo periodo inizia la transumanza, cioè i pastori d'Abruzzo , siccome comincia a fare  fresco , conducono le greggi verso la pianura.
La poesia è un lungo ricordo…il poeta vede tutto quello che avviene in quest'occasione ed  esprime il suo sentimento di nostalgia, che si rispecchia in quella dei pastori, costretti a lasciare la loro terra.  Sembra che D'Annunzio abbia veramente ascoltato i suoni che dalla terra e dal mare il pastorale  Abruzzo mandava e li abbia trasformati in una delicata sinfonia che negli ultimi versi trova la sua risoluzione.